Il talismano dimenticato da tutti e il suo (ex) gemello in tribuna: quando il calcio incontra il Destino
09-04-2019 11:32 - dicono di noi....
Il talismano dimenticato da tutti e il suo (ex) gemello in tribuna: quando il calcio incontra il Destino
Sarebbe difficile scegliere l’immagine più bella del pomeriggio di Lastra a Signa. Però ci proviamo ugualmente: del resto, siamo giornalisti e abbiamo il dovere di fare cronaca, riportare i fatti, emozionare il pubblico.
E allora torniamo nel tourbillon di emozioni di domenica pomeriggio, e affidiamoci alle istantanee. Le lacrime di Paolo Casini, nuovo presidente del Grassina, vera e propria istituzione all’interno del paese, trasmettono passione pura: è troppa la voglia di urlare al mondo che un paesino di nemmeno ventimila abitanti è appena approdato nel massimo campionato dilettantistico a livello nazionale, e che l’ultima volta che era successo era stato più di venti anni fa, nel 1995-96, quando si giocava ancora alla Casa del Popolo e se confondevi un grassinese con un antellino probabilmente ti ritrovavi penzoloni dentro la fontana della Lavandaia, nel pieno centro di Grassina.
Da lì ne è passata di acqua sotto i ponti: fusioni con l’Antella mal digerite (con derby degenerati in vere e proprie battaglie), tentativi di rifondazione andati più o meno bene, il passaggio dalla Prima Categoria alla Promozione, infine l’inizio della presidenza Zepponi.
E i primi pomeriggi di gloria: nel maggio 2015 il Grassina batteva, nella finale playoff, il Firenze Ovest ai supplementari e otteneva il passaggio storico in Eccellenza. Di quella squadra, quattro anni dopo, sono rimasti soltanto Stella e Caschetto, che da poco hanno festeggiato le cento presenze in rossoverde: un pomeriggio epico, con una vittoria ottenuta tra l’altro contro l’attuale allenatore dei cugini biancocelesti (già, il mister di quel Firenze Ovest era proprio Stefano Alari…).
Dunque, quanti giocatori hanno preso parte sia a quel Grassina-Firenze Ovest del 2015 sia a Lastrigiana-Grassina di domenica, le due gare che hanno segnato la storia recente dei rossoverdi? Verrebbe da dire soltanto Stella e Caschetto, appunto.
Ma non è così, e basta dare uno sguardo alla distinta di domenica per accorgersene. In panchina nelle file della Lastrigiana sedeva Giovanni Di Tommaso, bomber di quel Grassina 2014-15 che in coppia con Lapo Tacconi aveva trascinato i rossoverdi in Eccellenza. E, curioso caso del destino, i due (ex) gemelli del gol erano entrambi presenti domenica: il primo in panchina, intento ad osservare il trionfo dei suoi ex compagni; il secondo in tribuna, giunto alla Lastra come semplice spettatore dopo aver meritatamente ottenuto la matematica salvezza con la sua Antella. Ed è bello allora pensare che il Destino abbia voluto restituire ai rossoverdi i loro talismani, seppur invecchiati di qualche anno: perché certe volte, alcune vittorie sono semplicemente destinate a concretizzarsi.
E no, non è uno scherzo, come dicono anche le magliette celebrative dei giocatori del Grassina: “Ma che si scherza per Davvero?”. Stavolta è tutto vero, il ParaDiso non può attendere più, c’è solo da festeggiare: qualcuno si è limitato a stappare lo spumante, qualcun altro ha dato vita ai caroselli che hanno caratterizzato il paese di Grassina fino alla sera (con tanto di illuminazione notturna di rossoverde in piazza), i più temerari hanno deciso di ricordarsi dei cugini, andando a “omaggiarli” a modo loro: una bella gita improvvisata in quel di Antella con tanto di maglia rossoverde attaccata alla statua del Peruzzi, principale monumento proprio nel centro del Paese. Probabilmente i sostenitori biancocelesti non l’avranno presa benissimo…
Ma insomma, in tempo di festeggiamenti tutto è permesso: anche portare il proprio pargoletto di un anno e mezzo al centro della festa rumorosa dei giocatori. Come ha fatto Degli Innocenti, che non ha esitato a prendere in braccio il suo Neri e a fargli vivere il pomeriggio di gloria assieme ai compagni: a giudicare dalla reazione, il piccolo sembra aver apprezzato. E magari fra qualche anno diventerà anche lui ultras del Grassina come i ragazzi delle Brigate Rossoverdi.
La verità è che di istantanee, in un pomeriggio di sano sport e divertimento dilettantistico, ce ne sarebbero a bizzeffe.
Potremmo raccontare ancora molte storie legate a questo splendido traguardo: la nuova gioventù di Meacci, che a 40 anni si toglie la soddisfazione di vincere un altro campionato; il giovanissimo Cattani arrivato nemmeno quattro mesi fa, ma che già semina il panico sulla fascia sinistra; oppure i ragazzi della curva del Grassina, che hanno organizzato coreografie autogestite e hanno finalmente ricordato a tutti il concetto di “grassinesità”, che pareva irrimediabilmente smarrito; o infine la bravura della dirigenza guidata da Tommaso Zepponi, capace di riportare entusiasmo e gente allo stadio. Ma ci limiteremo a un sorriso compiaciuto e ci ricorderemo di questo bel pomeriggio di sport, sperando che dalla semplicità e dall’entusiasmo dilettantistico possa ripartire l’intero movimento.
Perché, come diceva Eduardo Galeano:
“Il gol, anche se è un golletto, risulta sempre un goooooooooooool nella gola dei radiocronisti, un “do di petto” capace di lasciare Caruso muto per sempre, e la folla delira, e lo stadio dimentica di essere di cemento e si stacca dalla terra librandosi nell’aria”.
Ancora complimenti, caro Grassina. Ci veDiamo presto.
LORENZO TOPELLO
Fonte: CALCIOPIU
Sarebbe difficile scegliere l’immagine più bella del pomeriggio di Lastra a Signa. Però ci proviamo ugualmente: del resto, siamo giornalisti e abbiamo il dovere di fare cronaca, riportare i fatti, emozionare il pubblico.
E allora torniamo nel tourbillon di emozioni di domenica pomeriggio, e affidiamoci alle istantanee. Le lacrime di Paolo Casini, nuovo presidente del Grassina, vera e propria istituzione all’interno del paese, trasmettono passione pura: è troppa la voglia di urlare al mondo che un paesino di nemmeno ventimila abitanti è appena approdato nel massimo campionato dilettantistico a livello nazionale, e che l’ultima volta che era successo era stato più di venti anni fa, nel 1995-96, quando si giocava ancora alla Casa del Popolo e se confondevi un grassinese con un antellino probabilmente ti ritrovavi penzoloni dentro la fontana della Lavandaia, nel pieno centro di Grassina.
Da lì ne è passata di acqua sotto i ponti: fusioni con l’Antella mal digerite (con derby degenerati in vere e proprie battaglie), tentativi di rifondazione andati più o meno bene, il passaggio dalla Prima Categoria alla Promozione, infine l’inizio della presidenza Zepponi.
E i primi pomeriggi di gloria: nel maggio 2015 il Grassina batteva, nella finale playoff, il Firenze Ovest ai supplementari e otteneva il passaggio storico in Eccellenza. Di quella squadra, quattro anni dopo, sono rimasti soltanto Stella e Caschetto, che da poco hanno festeggiato le cento presenze in rossoverde: un pomeriggio epico, con una vittoria ottenuta tra l’altro contro l’attuale allenatore dei cugini biancocelesti (già, il mister di quel Firenze Ovest era proprio Stefano Alari…).
Dunque, quanti giocatori hanno preso parte sia a quel Grassina-Firenze Ovest del 2015 sia a Lastrigiana-Grassina di domenica, le due gare che hanno segnato la storia recente dei rossoverdi? Verrebbe da dire soltanto Stella e Caschetto, appunto.
Ma non è così, e basta dare uno sguardo alla distinta di domenica per accorgersene. In panchina nelle file della Lastrigiana sedeva Giovanni Di Tommaso, bomber di quel Grassina 2014-15 che in coppia con Lapo Tacconi aveva trascinato i rossoverdi in Eccellenza. E, curioso caso del destino, i due (ex) gemelli del gol erano entrambi presenti domenica: il primo in panchina, intento ad osservare il trionfo dei suoi ex compagni; il secondo in tribuna, giunto alla Lastra come semplice spettatore dopo aver meritatamente ottenuto la matematica salvezza con la sua Antella. Ed è bello allora pensare che il Destino abbia voluto restituire ai rossoverdi i loro talismani, seppur invecchiati di qualche anno: perché certe volte, alcune vittorie sono semplicemente destinate a concretizzarsi.
E no, non è uno scherzo, come dicono anche le magliette celebrative dei giocatori del Grassina: “Ma che si scherza per Davvero?”. Stavolta è tutto vero, il ParaDiso non può attendere più, c’è solo da festeggiare: qualcuno si è limitato a stappare lo spumante, qualcun altro ha dato vita ai caroselli che hanno caratterizzato il paese di Grassina fino alla sera (con tanto di illuminazione notturna di rossoverde in piazza), i più temerari hanno deciso di ricordarsi dei cugini, andando a “omaggiarli” a modo loro: una bella gita improvvisata in quel di Antella con tanto di maglia rossoverde attaccata alla statua del Peruzzi, principale monumento proprio nel centro del Paese. Probabilmente i sostenitori biancocelesti non l’avranno presa benissimo…
Ma insomma, in tempo di festeggiamenti tutto è permesso: anche portare il proprio pargoletto di un anno e mezzo al centro della festa rumorosa dei giocatori. Come ha fatto Degli Innocenti, che non ha esitato a prendere in braccio il suo Neri e a fargli vivere il pomeriggio di gloria assieme ai compagni: a giudicare dalla reazione, il piccolo sembra aver apprezzato. E magari fra qualche anno diventerà anche lui ultras del Grassina come i ragazzi delle Brigate Rossoverdi.
La verità è che di istantanee, in un pomeriggio di sano sport e divertimento dilettantistico, ce ne sarebbero a bizzeffe.
Potremmo raccontare ancora molte storie legate a questo splendido traguardo: la nuova gioventù di Meacci, che a 40 anni si toglie la soddisfazione di vincere un altro campionato; il giovanissimo Cattani arrivato nemmeno quattro mesi fa, ma che già semina il panico sulla fascia sinistra; oppure i ragazzi della curva del Grassina, che hanno organizzato coreografie autogestite e hanno finalmente ricordato a tutti il concetto di “grassinesità”, che pareva irrimediabilmente smarrito; o infine la bravura della dirigenza guidata da Tommaso Zepponi, capace di riportare entusiasmo e gente allo stadio. Ma ci limiteremo a un sorriso compiaciuto e ci ricorderemo di questo bel pomeriggio di sport, sperando che dalla semplicità e dall’entusiasmo dilettantistico possa ripartire l’intero movimento.
Perché, come diceva Eduardo Galeano:
“Il gol, anche se è un golletto, risulta sempre un goooooooooooool nella gola dei radiocronisti, un “do di petto” capace di lasciare Caruso muto per sempre, e la folla delira, e lo stadio dimentica di essere di cemento e si stacca dalla terra librandosi nell’aria”.
Ancora complimenti, caro Grassina. Ci veDiamo presto.
LORENZO TOPELLO
Fonte: CALCIOPIU