Promozione, ha vinto chi ha meritato. E siamo sicuri che il livello sia così basso?
03-04-2023 10:53 - RASSEGNA STAMPA
Il lungo ottovolante del Girone B ha premiato la Rufina proprio all’ultimo giro. Anzi, all’ultima curva dell’ultimo giro. E forse è giusto così. Questo editoriale parte da un’ammissione a priori; ha vinto la squadra più forte. La squadra, ovvero il collettivo: i bianconeri non hanno mai dato sensazioni di poco amalgama, anche perchè squadra e tecnico (Diotaiuti, un magister) si conoscono da anni. Struttura solida, schemi ben oliati, giocatori che non avranno forse particolari nomee ma nel contesto di squadra girano che è un piacere: ottimi gli acquisti di Tanini e Mazzoni, il centrocampo unisce muscoli e qualità. E là davanti si è riscattato Bachi; l’anno scorso fallì due clamorose occasioni che costarono la sconfitta in finale playoff contro la Rondinella, stavolta gioca così bene coi compagni da servire un cioccolatino a Di Vico a portiere già battuto. Una prova di maturità; la gioia personale viene dopo.
Poi c’è l’Antella. Uscita sì, coi nervi tesissimi dalla sfida all’ultimo sangue contro un Affrico mai domo. Anche qua una precisazione: la squadra di Morandi ha fatto il massimo. È rimasta male la tifoseria, sono rimasti di sasso i giocatori: perdere il campionato all’ultimo minuto non piacerebbe neanche a chi ha la pazienza di Padre Pio. Ma è bene che i biancocelesti rimangano orgogliosi di quanto fatto: il secondo posto con una rosa giovanissima e una serie di senatori mai domi è la dimostrazione che il progetto del chilometro zero funziona ancora. L’Antella andrà ai playoff provando a esportare ancora il proprio modello di calcio solidissimo e difesa difficile da perforare: erano quattro mesi che i ripolesi non incassavano due gol nella stessa gara.
Chi ha detto che in Promozione non c’è qualità? L’Affrico grandi firme e il Grassina ye-ye ne sono dimostrazione. La squadra di Campo di Marte forse ha la rosa più forte, presa singolarmente, del girone fiorentino: dalla sua ha un bomber come Papini e una lista infinita di giocatori di categoria superiore, da Prosperi a Vecchi, da Villagatti a Longo, da Benvenuti a Liberati. Era prima per distacco in autunno, poi 4 punti in 7 partite: la crisi è esplosa lì. Ma ha saputo riprendersi con forza grazie anche al ritorno di Papini dopo l’infortunio: questo Affrico ha aggiunto un tocco di calcio “da girone A” (quello che porta verso il mare) ad un raggruppamento basato tradizionalmente sulla fisicità. E il Grassina? Ci ha messo a carburare, sì. A novembre era ultimo, ora chiude al quarto posto giocandosi i playoff con altissime aspettative e pure qualche rimpianto per sconfitte evitabili (Calenzano su tutte). I rossoverdi avevano nuovamente cambiato pelle in estate: con Miliani non è stato amore a prima vista, Cellini ha conquistato dirigenza e spogliatoio. Scelta illuminata della dirigenza: il mister ex Juniores rossoverdi è il Normal One per eccellenza, anzi, per puntare all’Eccellenza.
In mezzo c’è tradizione e un tocco di localismo. Detto del Lanciotto che chiuderà sul podio e ad un certo punto pareva pure poterlo vincere, questo campionato, il Luco si conferma cliente affezionato alla zona alta: niente playoff, quest’anno, ma la consapevolezza che intorno a mister Allori sia ormai maturato un gruppo che ormai punta stabilmente alle prime cinque. E accanto al romantico Lebowski (da cui forse quest’anno era però lecito aspettarsi qualcosina in più) l’orgoglioso Montelupo: valorizzare giocatori del settore giovanile come principale traguardo societario, missione riuscita anche quest’anno con qualche piccola soddisfazione. Tipo aver battuto una volta ciascuno Antella, Lanciotto e Affrico, oltre a non aver mai perso col Grassina. La squadra amaranto è una di quelle belle ragazze di buona famiglia a cui non rinunci mai per una cena di gruppo: riesce sempre a farti far bella figura.
La Rignanese ha giocato troppo sul velluto in casa della Rufina e ora ne paga le conseguenze: tocca il playout col Dicomano di Tortelli che ha fatto il possibile per regalare ai suoi un’ultima chance di salvezza. Deludente, il Dicomano: una campagna acquisti ricchissima di grandi nomi (Nencioli, Marrani, Lava, Coralli) eppure tanta fatica per uscire dalla lotta in zona rossa. San Piero-Calenzano sarà l’altro playout: pochi calcoli da entrambe le parti, è stata un’annata da coltello fra i denti e terminerá come tale. Coerenza.
Si legge spesso che i gironi fiorentini (o comunque quelli dell’entroterra) fra i Dilettanti siano fra i meno formativi sotto tutta una serie di punti di vista. Quasi che siano più abbordabili di altri. Un paio di dati. Primo: l’anno scorso il Quarrata arrivò a un soffio dalla vittoria nel Girone A, perdendo poi la finalissima playoff contro la Rondinella per un posto in Eccellenza. Quest’anno la squadra pistoiese ha traslocato nel Girone B ed è retrocessa senza appello, dopo un’annata drammatica.
Secondo: le due regine dello scorso anno nel gruppo fiorentino furono il Montespertoli (vittoria per dispersione nel campionato) e la Rondinella (successo ai playoff). Oggi, in Eccellenza, i gialloverdi sono fuori dalla zona playout, mentre la Rondine non sa neanche cosa voglia dire la parola “salvezza” considerando che ha trascorso tutto l’anno nelle prime cinque posizioni.
Ma è proprio sicuro che il girone fiorentino abbassi il livello della Promozione?
Fonte: DAI COLLI FIORENTINI
Poi c’è l’Antella. Uscita sì, coi nervi tesissimi dalla sfida all’ultimo sangue contro un Affrico mai domo. Anche qua una precisazione: la squadra di Morandi ha fatto il massimo. È rimasta male la tifoseria, sono rimasti di sasso i giocatori: perdere il campionato all’ultimo minuto non piacerebbe neanche a chi ha la pazienza di Padre Pio. Ma è bene che i biancocelesti rimangano orgogliosi di quanto fatto: il secondo posto con una rosa giovanissima e una serie di senatori mai domi è la dimostrazione che il progetto del chilometro zero funziona ancora. L’Antella andrà ai playoff provando a esportare ancora il proprio modello di calcio solidissimo e difesa difficile da perforare: erano quattro mesi che i ripolesi non incassavano due gol nella stessa gara.
Chi ha detto che in Promozione non c’è qualità? L’Affrico grandi firme e il Grassina ye-ye ne sono dimostrazione. La squadra di Campo di Marte forse ha la rosa più forte, presa singolarmente, del girone fiorentino: dalla sua ha un bomber come Papini e una lista infinita di giocatori di categoria superiore, da Prosperi a Vecchi, da Villagatti a Longo, da Benvenuti a Liberati. Era prima per distacco in autunno, poi 4 punti in 7 partite: la crisi è esplosa lì. Ma ha saputo riprendersi con forza grazie anche al ritorno di Papini dopo l’infortunio: questo Affrico ha aggiunto un tocco di calcio “da girone A” (quello che porta verso il mare) ad un raggruppamento basato tradizionalmente sulla fisicità. E il Grassina? Ci ha messo a carburare, sì. A novembre era ultimo, ora chiude al quarto posto giocandosi i playoff con altissime aspettative e pure qualche rimpianto per sconfitte evitabili (Calenzano su tutte). I rossoverdi avevano nuovamente cambiato pelle in estate: con Miliani non è stato amore a prima vista, Cellini ha conquistato dirigenza e spogliatoio. Scelta illuminata della dirigenza: il mister ex Juniores rossoverdi è il Normal One per eccellenza, anzi, per puntare all’Eccellenza.
In mezzo c’è tradizione e un tocco di localismo. Detto del Lanciotto che chiuderà sul podio e ad un certo punto pareva pure poterlo vincere, questo campionato, il Luco si conferma cliente affezionato alla zona alta: niente playoff, quest’anno, ma la consapevolezza che intorno a mister Allori sia ormai maturato un gruppo che ormai punta stabilmente alle prime cinque. E accanto al romantico Lebowski (da cui forse quest’anno era però lecito aspettarsi qualcosina in più) l’orgoglioso Montelupo: valorizzare giocatori del settore giovanile come principale traguardo societario, missione riuscita anche quest’anno con qualche piccola soddisfazione. Tipo aver battuto una volta ciascuno Antella, Lanciotto e Affrico, oltre a non aver mai perso col Grassina. La squadra amaranto è una di quelle belle ragazze di buona famiglia a cui non rinunci mai per una cena di gruppo: riesce sempre a farti far bella figura.
La Rignanese ha giocato troppo sul velluto in casa della Rufina e ora ne paga le conseguenze: tocca il playout col Dicomano di Tortelli che ha fatto il possibile per regalare ai suoi un’ultima chance di salvezza. Deludente, il Dicomano: una campagna acquisti ricchissima di grandi nomi (Nencioli, Marrani, Lava, Coralli) eppure tanta fatica per uscire dalla lotta in zona rossa. San Piero-Calenzano sarà l’altro playout: pochi calcoli da entrambe le parti, è stata un’annata da coltello fra i denti e terminerá come tale. Coerenza.
Si legge spesso che i gironi fiorentini (o comunque quelli dell’entroterra) fra i Dilettanti siano fra i meno formativi sotto tutta una serie di punti di vista. Quasi che siano più abbordabili di altri. Un paio di dati. Primo: l’anno scorso il Quarrata arrivò a un soffio dalla vittoria nel Girone A, perdendo poi la finalissima playoff contro la Rondinella per un posto in Eccellenza. Quest’anno la squadra pistoiese ha traslocato nel Girone B ed è retrocessa senza appello, dopo un’annata drammatica.
Secondo: le due regine dello scorso anno nel gruppo fiorentino furono il Montespertoli (vittoria per dispersione nel campionato) e la Rondinella (successo ai playoff). Oggi, in Eccellenza, i gialloverdi sono fuori dalla zona playout, mentre la Rondine non sa neanche cosa voglia dire la parola “salvezza” considerando che ha trascorso tutto l’anno nelle prime cinque posizioni.
Ma è proprio sicuro che il girone fiorentino abbassi il livello della Promozione?
Lorenzo Topello
Fonte: DAI COLLI FIORENTINI